Il tabarro

Chiedendo a una persona anziana di raccontare fatti della sua giovinezza è probabile che prima o poi nella narrazione faccia comparsa un tabarro, soprattutto se l'anziano in questione viveva nelle campagne. In ogni regione italiana esiste un nome diverso per indicare questo ampio mantello a ruota, tabarro in Veneto e in Italiano, capparella in Emilia Romagna, cappotto a ruota dalle parti di Matera, gabà in Lombardia e mantlèina nel mio Piemonte.
Oggi sono in pochi a indossarlo, sia anziani che giovani, ma qualcuno capita ancora di vederlo, soprattutto in occasione delle feste, anche se non mancano gli utilizzatori abituale.
Un tempo era uno degli indumenti più trasversali nella società, poiché tutti, dai contadini ai più ricchi borghesi ne avevano uno. Ancora oggi è utilizzato da alcuni pastori, ad esempio in Brianza, ma è possibile vederlo anche addosso a ufficiali di Marina Militare, Aeronautica e Carabinieri; fa parte della divisa invernale della Scuola Navale Militare F. Morosini di Venezia; capita di vederlo addosso a distinti gentiluomini che si recano a eventi mondani come la prima della scala  o a qualche sacerdote. Conosco almeno due persone che lo indossano regolarmente sopra a un giaccone imbottito per salire sui campanili per suonare a festa d'inverno, quando il solo giaccone non basta a proteggere dai venti gelidi che soffiano a 30 metri d'altezza quando al suolo si è già sottozero.
Si tratta di un soprabito molto più caldo di qualsiasi cappotto elegante poiché in caso di freddo intenso viene portato chiuso davanti buttandosi uno dei lembi di stoffa sulla spalla opposta e si solleva il colletto, spesso rivestito di velluto o di pelliccia, proteggendo il petto e il collo molto meglio di una sciarpa.
Trovarne uno non è facile, a meno di non farselo fare su misura da un sarto qualsiasi, al quale però bisogna fornire una stoffa adatta, un panno di lana follata lungo sei metri, alto come la distanza tra il collo e la metà dello stinco di chi lo indosserà e pesante almeno 500g/m anche se sarebbe meglio da 750-900g/m; possibilmente di una stoffa che si possa lasciare a taglio vivo senza che si sfilacci.
Esistono alcuni tabarrifici o negozi di abbigliamento tradizionale in Italia; uno è il celebre Tabarrificio Veneto, che però produce solo mantelli di lusso, un altro ad esempio è il bergamasco Taglio Avion.
Di storie legate al tabarro ce ne sono tante, dai racconti di don Camillo a quelli di mia nonna, che racconta che quando era bambina in paese c'era un uomo che si diceva che ogni sera lasciasse la moglie da sola a casa e uscisse con un sacchetto di farina nascosto sotto al mantello per pagare una prostituta (erano gli anni della guerra e la farina valeva una fortuna).

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